Che frustrazione vive un giovane di 24 anni abbandonato senza troppe cerimonie dalla moglie? Ne parla splendidamente il romanzo “Le mille luci di New York” di Jay Mc Inerney. Pubblicato nel 1984, descrivendo una città promiscua, vacua, orientata quasi esclusivamente all’edonismo del periodo in cui è facile disorientarsi, il libro è diventato un best seller. Assurto a caso letterario, colpì la critica per l’inusuale scelta dell’autore di raccontare la vicenda in seconda persona. Una specie di esperimento junghiano sulla teoria dell’ombra e del doppio, che fa il paio con la coeva canzone “Every Breath You Take” dei Police (1983). Alla stregua dei tennisti che spesso manifestano in campo l’abitudine psicotica di parlare a sé stessi, il protagonista del romanzo – impiegato al reparto “Verifica dei fatti” di una rivista cool – si racconta mentre sprofonda nell’abisso del matrimonio fallito con Amanda, che lo abbandona dopo averlo “usato” per sbarcare a New York e diventare una top model. Così lui cede alle mille luci della città: locali equivoci, cocaina sniffata nei cessi con il sodale Tad, e ragazze abbordate alla bisogna. Pur sapendo che tale stagno non sarebbe il suo habitat («Tu non sei esattamente il tipo di persona che ci si aspetterebbe di vedere in un posto come questo a quest’ora del mattino», è l’incipit del libro), lui inizia a sguazzarci. Dati i suoi orari e le sue abitudini, manda però a pallino il lavoro e, soprattutto, non riesce a liberarsi dei fantasmi che lo assillano. A una festa rivede Amanda e rimane folgorato dalla presenza del suo aitante nuovo fidanzato. Quando lei glielo presenta, lui arde per il desiderio di scatenare un pandemonio (come già aveva fatto a una sfilata di Amanda) ma si trattiene perché il suo amico Tad gli confida di conoscere il nuovo accompagnatore di Amanda: un gigolò di alto bordo. Quella rivelazione è la secchiata d’acqua che fa rinsavire il protagonista pronto a cogliere la vacuità del mondo che sta frequentano e a rendersi conto che solo l’autenticità dei rapporti potrà salvarlo. Come i ricordi rievocati dal profumo del pane appena sfornato.
Jay McInerney, “Le mille luci di New York”, Bompiani, 1986.
(L'Adige 11/12/2023)
Maurilio Barozzi
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