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La Storia vuol vedere Praga d'oro (3/3/2025 - l'Adige)

Immagine del redattore: Maurilio BarozziMaurilio Barozzi

Aggiornamento: 8 mar


Terreiro de Jesus a Bahia  all'imbrunire
Praga - Orologio astronomico (particolare)

Maurilio Barozzi - Le Città nei libri/11



E allora tutti con la testa all’insù, a osservare l’orologio astronomico. Da lì si comincia, a Praga, città dove Keplero sedette alla corte dell’imperatore RodolfoII. Orologio, tempo cronologico, tempo astronomico. E in mezzo l’astrologia, con tanto di equivoco tra Marte e Venere nell’esilarante racconto (“La stella di Wallenstein”) del praghese Leo Perutz sullo sfondo del tentativo di rapire l’epulone Mordecai Meisl, «così ricco che sparge addirittura lo zucchero sul miele».



Sempre astronomia, sempre Keplero, con Franco Cardini a raccontare in “Come Praga divenne magica” che il simbolo dell’ingresso di Praga nella modernità è «un astronomo danese naturalizzato praghese, Tycho Brahe, il quale in onore dell’imperatore-alchimista Rodolfo II elaborò i calcoli necessari all’organizzazione delle Tabulae Rudolphinae che consentirono a Keplero di confermare definitivamente le tesi copernicane. Dal sogno alchemico alla scienza delle stelle: anche ciò è Praga».

Crocevia di terre, centro nevralgico della Mitteleuropa, Praga è sempre in bilico tra Austria e Ungheria, tra quadratura tedesca, affarismo ebraico, libertà slava. Ricorda ancora Cardini che Praga nacque per una profezia della principessa/sciamana Libuše: «Vedo qui una città che sarà illustre nel mondo come il sole nel suo splendore…». E diventerà «la capitale gotica d’un regno» nel quale, al contempo, «il sovrano aveva ancora negli occhi la bella Parigi», sintetizza Cardini, certo confortato dal racconto di Franz Kafka (“Dialogo con l’ubriaco”) in cui il protagonista, una sorta di Donchisciotte affascinato dai fasti dell’ancien régime, vaga in una Praga notturna, scambia un avvinazzato di piazza Venceslao per francese e lo tempesta di domande su Parigi.


Piazza vecchia
Piazza vecchia

Miti e leggende a parte, fin dalla sua fondazione, Praga è stata una stazione di servizio della Storia dove gli eventi spesso hanno fatto tappa. Certo nel 1348 quando Carlo IV costruì la prima Università dell’Est Europa e nel 1355 la fece capitale del Sacro Romano Impero. Anche nel 1618, quando la defenestrazione di Praga iniziò la Guerra dei Trent’anni tra cattolici e protestanti; nel 1848 quando fu sede del primo Congresso Serbo ma soprattutto dopo la Seconda guerra mondiale, quando i comunisti presero il potere. La Storia ripassò da Praga nel 1968: con la Primavera soffiò un vento nuovo che, sebbene soffocato dai carri armati, tornò a rinforzare nel “Velluto” del 1989 riaprendo la strada a una vecchia vocazione di incontro tra le genti, così teneramente descritte da Bohumil Hrabal nel racconto “Romanza” (in “Vuol vedere Praga d’oro?”).


Lungo le acque della Moldava
Lungo le acque della Moldava

L’apertura ha però le sue inevitabili conseguenze. Avvertiva Claudio Magris (“L’infinito viaggiare”): «Sul Ponte Carlo teatrini ambulanti, suonatori e pittori sono ancora quelli della Praga magica, ma le facce dei pescecani che si vedono in giro – ex funzionari di partito arricchitisi illecitamente grazie alla nomenklatura, che si apprestano a diventare i nuovi capitalisti, e stranieri, specialmente tedeschi e italiani – sono facce di personaggi di Dickens o di Grosz, pronti a sfruttare quei teatrini o mettere loro le mani addosso». Infatti oggi bastano due passi dalla piazza dell’orologio: Swarovsky; Kodak Express (ce ne sono ancora!); Foreign exchange (questi impazzano); sportello Atm (pure, a iosa); Cristalleria Moser (non scherzo!); Gelato (in italiano); Souvenir shop& Gift; Italian home cusine; Pizza & pasta & risotto; Starbacks; Hotel El Toro negro Burgers Cocktails (Burger o cocktails? Meglio decidersi); Pizzeria l’orologio (in italiano ancora); Erpet Crystal Jewelery Porcelain; Hotel U Prine; I love Prague e avanti così, fino alla vicina via Parizska, dove subentrano Rolex, Hermes, Prada ai piani bassi di edifici art nouveau perfettamente ristrutturati con Mucha (Alfons) grazia.

Tuttavia niente di nuovo. Pietro Verri nelle “Memorie sincere” già nel 1759 raccontava degli italiani che si erano insediati a Praga: libera nos domine! Prima dice di un certo Peppe che gli faceva da cicerone portandolo in vari i negozi e, convinto che il Verri non conoscesse il tedesco,«a ciascun bottegaro dice che gli conduce una buona fortuna, un italiano ricco, che faccia bene i suoi affari ma si ricordi poi che vuole la sua porzione». E Peppe non era nemmeno il peggiore degli italiani descritti da Verri.


Musici su Ponte Carlo
Musici su Ponte Carlo

Oggi almeno centomila degli 1,3 milioni di praghesi saltabecca nel turismo, ma si può dire che da tempo hanno iniziato a esercitarsi nell’industria ricettiva. In “Ho servito il re d’Inghilterra” ancora Hrabal racconta delle peripezie del ragazzino Ditie a servizio nei vari hotel di Praga, la sua astuzia, e la clientela di primissimo ordine, con il culmine che fu raggiunto con la visita dell’imperatore di Abissinia e un pranzo luculliano. Le regole che da principio gli furono imposte erano schematiche e tuttora valide per la professione: «Quando arrivai all’hôtel Praga, il capo mi prese per l’orecchia sinistra e tirandomela dice: “Qui tu sei piccolo di sala, perciò ricordati! Non hai visto niente, non hai sentito niente! Ripeti!”. E così dissi che al lavoro non vedevo niente e non sentivo niente. E il capo mi tirò per l’orecchia destra e disse: “Ma ricordati anche che devi vedere tutto e sentire tutto! Ripeti!”». Ripeté tutto, il piccolo Ditie. E poi lo trascrisse.


Maurilio Barozzi, L’Adige 3/3/2025



La pagina del quotidiano l'Adige
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Maurilio Barozzi

mauriliobarozzi@gmail.com

GIORNALISTA, SCRITTORE, SAGGISTA

Tessera professionale n. 056016 (del 11/10/1998)

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